Poesie

In-Somma

Oggi,
una notte di quasi estate
ti ho scritto oggi
una lettera,

dirai che è senza senso
una dichiarazione
proprio sulla fine
prima della partenza,
ma la pioggia
qui dentro
sta finendo

e poi tanto,

più che diventare vecchio
in queste prigioni
a urlare maledizioni
contro il paradiso
o la radio,
preferisco,
lasciarti un ricordo nella valigia,
una dedica
che possa bastare
per almeno l’estate
a dare colori
ai ricordi sbiaditi.

Permettimi l’arroganza
di inventare una religione
dove l’inferno
è una porta verso realtà parallele infinite,
una lezione dura che dura
secondi/secoli/millenni/ere/universi,
un’ultima bugia senza fine,

perché a dire la verità
da quando
sei entrata nella mia vita
ho compreso finalmente
il messaggio,
le cose giuste,
quella profezia
che mia madre
mi raccontò
sull’altalena
sulle difficoltà
dell’avere una pelle di vetro
e delle malsane pulsioni
che chi vuol vivere un sogno
deve affrontare
prima di diventare lapide.

Ma non è questo il punto?
Non sei anche tu di vetro?
Ma come possiamo
pensare che tutto passa,
che questa vita
sia in realtà un purgatorio
senza sveglia
a salvarci,
e tutto sia solo spreco.

Quindi
se è questa la nostra storia
che finisce in un dirupo
quantomeno

dammi tu una lista
di luoghi
verso i quali andare insieme,
che di uomini e donne soli
ce ne sono abbastanza;
portami lì,
senza assoluti insoluti
senza che mi prometti nulla,
senza andare a pesca
di inutili parole dal dizionario,
stiamo qua fuori,
insieme,
senza parole,
shhh.

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